Regia: David Mackenzie
Origine: UK
Anno: 2013
Durata: 106'
Attori protagonisti: Jack O'Connell, Ben Mendelsohn, Rupert Friend
Sono un amante dei programmi ambientati in carcere, penso di averli visti tutti da Lockup a Carcere Duro, sarà che l'essere un ascoltatore di hip hop mi fa immedesimare meglio con i miei beniamini e mi fa capire le sofferenze che hanno subito. Indirettamente posso dire di avere il carcere nel sangue avendo avuto parenti finiti al gabbio. Il passo successivo sarà finirci io direttamente e fare una recensione sull'esperienza.
La prigione è un tema che ha affascinato un sacco di registi e ha ispirato un mucchio di sceneggiatori. Un lato di noi sono convinto che invidi il coraggio dei criminali di sovvertire le regole e fare quel cazzo che vogliono, noi con la fedina pulita alla fine siamo solo dei cagasotto e nel peggiore dei casi dei leoni da tastiera.
Il cinema ci ha dato visioni diverse dell'ambiente carcerario, facendoci scoprire come se la vivevano i mafiosi tramite Quei Bravi Ragazzi, come se la viveva Pelè a dribblare i nazisti con l'aiuto di Rocky in porta con Fuga Per La Vittoria, che rapporto possono avere un omosessuale e un rivoluzionario marxista compagni di cella ne Il Bacio Della Donna Ragno e cosa pensano le galline recluse nei loro recinti con Galline In Fuga.
Starred Up invece porta il genere sul lato famigliare. Eric, interpretato dalla futura star Jack O' Connell, è un ragazzo di diciannove anni, violento e turbolento, dentro presumibilmente per aver picchiato una ragazza. In prigione avrà come collega suo padre Nev (Ben Mendelsohn) e capiremo subito che Eric il carattere non lo ha sicuramente preso dalla madre.
La vera figura paterna per il protagonista sarà Mr. Baumer (Rupert Friend), terapeuta volontario, che cercherà in tutti i modi di aiutarlo, rivedendosi in lui e rivedendo il suo odio verso l'umanità.
Il resto della trama segue i classici step del genere, quindi tensione tra detenuti, secondini corrotti, boss da rispettare, scene in palestra e violenti risse che vedono Eric sempre in prima linea.
Il padre cerca di far capire l'errore al figlio |
Guarda non dirlo a me |
David Mackenzie riesce a portare sullo schermo una storia di straniamento senza cadere in patetici sentimentalismi, unendo claustrofobia, sofferenza, tensione e un pizzico d'amore nel migliore dei modi.
Le ultime righe vorrei spenderle per O'Connell che è l'attrazione principale della pellicola, eseguendo una interpretazione perfetta, una delle migliori del 2014, prestazione di rara potenza e coinvolgimento, sembra quasi che abbia vissuto gran parte della sua vita a suon di cinghiate e risse, pura energia.
Endrio Manicone
0 commenti:
Posta un commento