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lunedì 9 febbraio 2015

ITALIANO MEDIO


Regia: Maccio Capatonda
Origine: Italia
Anno: 2015
Durata: 100'
Attori protagonisti: Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Lavinia Longhi, Barbara Tabita

Tocca dire onestamente che da All Music Show a Italiano Medio la missione di Marcello Macchia è rimasta invariata. Macchia deve sempre e solo sottolineare quanto la tv dei nostri tempi (sono passati dieci anni, e la tv è in effetti sempre uguale) sia solo una scatola vuota. La tv è solo ed esclusivamente forma. Così importante da diventare il contenuto delle proprie gag. Questa intuizione permette di vivere a lungo in tv, sopratutto da quando personaggi come lui vanno scomparendo. Quello che c'è di nuovo però è che Macchia non si limita a stare davanti la telecamera ma scrive, dirige, monta e interpreta la parodia di interi format. Macchia non è un genio, ma è sicuramente l'unica voce capace di creare un buco nero in cui infilare inossidabili luoghi comuni della tv. É innegabile che si fa più caso a Medicina 33 o ai Tg dopo aver visto Mario. O ai trailer dopo aver visto i suoi. E ci si rende conto di quanto la forma si sia impossessata di loro fino a rendere certi programmi privi di finalità se non quella dell'essere sbeffeggiati.


Se ci si aspetta qualcosa di più però, magari una critica profonda della società italiana o semplicemente un capolavoro di sceneggiatura, si sbaglia in partenza. Se credevate d'aver visto nei suoi trailer la punta dell'iceberg della sua genialità, questo film non potrà che deludervi. Italiano medio non è un'accozzaglia di sketch come certa critica vuole farci credere ma è anche vero che questo thriller ambientalista non brilla certo per coerenza. Qualche buco, qualche soluzione un po' frettolosa e qualche parentesi priva di peso negli equilibri della sceneggiatura, scene create giusto per non lasciare fuori personaggi manco fosse obbligatorio inserirli tutti. Non era di certo obbligatorio poi ripetere all'infinito alcuni dei suoi famosi tormentoni, e riproporre il linguaggio Capatonda in tutte le sue parti. Giochi di parole compresi. Ma era abbastanza ovvio data la natura essenzialmente commerciale dell'opera e la velocità con la quale è stata realizzata.


In quest'ottica Italiano medio è esattamente il film che Marcello Macchia avrebbe dovuto fare. Anzi, ha più che adempiuto ai propri obblighi. Nonostante possa essere considerato uno spin off del Maccio televisivo, Italiano medio non è affatto un'operazione di traslazione fine a sè stessa. È un film che di televisivo ha pochissimo. L'esordio va apprezzato per le tante trovate stilistiche tutt'altro che ingenue e per una voglia genuina nel raccontare la vicenda. L'universo Capatonda vive in una Milano asettica (tutt'altro che sporca quindi) riconoscibile per i suoi palazzoni grigi ma che sembra quasi evacuata. Gli unici rimasti sono i modelli di una società fatta di idioti. Le scenografie sono miratissime. Giulio ambientalista vive in una casa ammobiliata con bancali, casse della frutta di legno, e porte per fare i tavoli. Giulio “2% del cervello”  ha come interior design Genni Savastano. La fotografia cambia di continuo ricreando immaginari completamente diversi, stessa cosa la regia che a volte imita un tamarrissimo  videoclip a volte il cinema di Anderson. Macchia inserisce poi la parodia di un format così azzeccata da sfiorare il mockumentary. È terrorizzante. 


In Italiano medio, al netto dalla ricerca della risata e del fatto che anche Maccio oramai viva di propri luoghi comuni, si prova a mettere in discussione le nostre moderne convinzioni e credenze, e per quanto questo sia un difficile obbiettivo tocca ammettere che almeno qua ci si prova in modo sincero e forse per questo a volte ci si riesce. Nel film l'italiano medio non si vede mai. I due Giulio conducono una vita ridicola ma mai media. La mediazione è la soluzione finale, dare una veste cool alla tragedia. Giulio e l'Italia hanno imparato che la verità sta nel mezzo. Ma tra il compromesso e l'ipocrisia il passo è breve.


Isaia Panduri

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