Regia: Michael e Peter Spierig Origine: Australia Anno: 2014 Durata: 97' Attori protagonisti: Ethan Hawke, Sarah Snook
Prendete carta e penna e sedetevi. Scrivete su un foglio “La frase scritta dietro è vera”, girate il foglio sulla faccia opposta e scrivete “La frase scritta dietro è falsa”. Date l’oggetto eterno così costruito a un vostro malcapitato conoscente. Sono passati circa sei anni da quando mi è stato fatto questo giochino ma mi torna affettuosamente in mente tutte le volte che mi trovo a vedere un film o leggere una storia sui viaggi nel tempo. Tra i film della mia infanzia c’è ovviamente la trilogia di Back To The Future ma la questione “paradossi & affini” è sempre stata una tematica che mi ha incuriosito. Per questo, in sostanza, sull’argomento non sono puntiglioso. Sono proprio un rompiscatole.
Predestination è il nuovo film dei fratelli Spierig basato su —All You Zombies— di Robert A. Heinlein che, per chi non avesse avuto la fortuna di incappare nella collana Urania, è stato tra gli autori di fantascienza più rilevanti della sua epoca (insieme a P.K.Dick, Asimov, Bradbury, Ballard e qualcuno che mi sono perso per strada), il cui immaginario era già finito sul grande schermo con Starship Troopers.
Se il titolo non vi ha già detto tutto della trama facendovi pensare al Paradosso Della Predestinazione, tanto meglio, riuscirete a godere meglio di un film ben scritto che si svelerà poco per volta riuscendo a catturare sicuramente la vostra attenzione. In caso contrario, sappiate che chi recensisce odia gli spoiler come la peste, quindi potete stare sereni. Il film racconta la storia di un barista e di una cliente che si incontrano al bancone, fanno due chiacchiere informali e poi fanno una scommessa. “Ti racconterò la storia più incredibile che tu abbia mai sentito” dice la donna. Se avrà ragione vincerà una bottiglia di whiskey single malt, in caso contrario darà venti pezzi di mancia. È con questo artificio che andiamo alla scoperta della vita del protagonista attraverso varie epoche.
Un film molto curato in ogni dettaglio. Dai dialoghi, tanto precisi quanto svianti al punto giusto, alle ambientazioni che riescono a ricreare perfettamente le varie epoche della narrazione, nel vestiario, nell’arredamento, in maniera fedele. Ethan Hawke si riconferma su livelli alti dopo aver definitivamente svestito i panni di Jesse della Before Trilogy di Linklater e duetta perfettamente con la bella (lei nel film dice di no, io dico di sì) Sarah Snook che pur essendo alle prime esperienze fa un’ottima prova. Un film che vale la pena vedere, ottima sorpresa dall’Australia che speriamo possa arrivare presto anche nei nostri cinema.
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Quando si fa un film sui viaggi nel tempo, il rischio di fare una cazzata è enorme. Prendete per esempio Looper che fa perno su una contraddizione evidente, prendete invece Primer che è maledettamente logico. Questo accade perché nella maggior parte dei casi si tende a fare un unico minestrone di “strade da seguire” senza ragionare per passi. Il primo step da fare quando si scrive una storia di questo genere è scegliere tra due ipotesi: o gli eventi possono essere riscritti o sono immutabili. Fatta la scelta si va avanti di conseguenza, questo è l’unico modo per evitare la contraddizione. Nel primo caso il meccanismo logico da sfruttare sarà quello del loop, così come viene sfruttato in Primer per esempio, deviando quindi dalla linea temporale principale per riscrivere il passato sulla base di ciò che è stato appreso nel futuro, in maniera tale che l’iniziale paradosso del doppio sia costretto ad auto risolversi. Sfruttare la seconda ipotesi significa invece prendere per buono il principio di autoconsistenza di Novikov secondo cui non è possibile cambiare la storia perché ogni tentativo di farlo non sarà altro che un modo per farle prendere esattamente la piega che conosciamo. Si arriva quindi a quella che i fisici teorici definiscono curva spaziotemporale chiusa di tipo tempo (una trovata di Gödel e se conoscete il tipo non vi sorprenderà minimamente). Per fare un esempio banale, scegliamo di viaggiare indietro nel tempo per evitare il disastro di Černobyl', durante la nostra “missione” scopriamo di essere stati noi stessi ad aver causato l’incidente nucleare. Questo tipo di soluzione ai paradossi ovviamente va in contraddizione col principio di causalità alterando le basi del rapporto causa/effetto ma io non sono Cartesio e ho sempre tifato per Leibniz, quindi va bene così. Tornando a Predestination, arrivati a un quarto del film ci verranno i dubbi ma molto probabilmente arrivati a metà avremo già capito dove si andrà a parare. Ciononostante per la prima volta sono stato felicissimo di ritrovarmi un finale ovvio ma che fosse coerente e logico fino all’ultimo frame. Ecco perché in sostanza questo film, sotto questo strettissimo punto di vista, è assolutamente perfetto mentre l’unica falla potrebbe essere dal punto di vista “genetico”. Per chi non ha visto il film e si è comunque avventurato fin qui, il protagonista è una donna ermafrodita che diventata un uomo in seguito all’asportazione dei genitali femminili, che viaggia nel tempo fino a incontrare sé stessa e fecondarsi. La pargola nata in questo modo verrà mandata indietro nel tempo diventando la donna stessa, innescando un loop infinito. L’obiezione potrebbe essere se è geneticamente probabile che in condizioni del genere nasca qualcuno con le medesime caratteristiche a livello cromosomico del genitore che si accoppia in pratica con sé stesso. Riflettendoci però, se esiste almeno una possibilità che questa cosa si verifichi, accettato il principio di autoconsistenza, sarà sufficiente a far verificare questa cosa un numero infinito di volte e quindi tutto fila. Bravo Heinlein, ti voglio bene, grazie per le pippe mentali delle cinque del mattino.
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