Regia: Alexandre Aja
Origine: USA, Canada
Anno: 2013
Durata: 123’
Attori protagonisti: Daniel Radcliffe, Juno Temple
Qualche tempo fa mi sono ritrovato a vedere il trailer di questo film, presentato a Toronto l’anno scorso ma di prossima uscita nelle sale di tutto il mondo. Se esistesse un genere apposito per quei film mediocri in grado di creare enormi aspettative se condensati in due minuti e mezzo, probabilmente Horns sarebbe in una dignitosissima (?) Top100 di tutti i tempi.
L’autore della storia è Joe Hill, nome d’arte di Joseph Hilltrom King, figlio di un certo Stephen che ha causato microinfarti a intere generazioni con IT e altre simpatiche storielle per bambini. Hill abbandona il nome del padre per evitare di passare per “il figlio di” e fa bene, scrive buoni romanzi e realizza fumetti di spessore come Locke & Key. Purtroppo però, il suo Horns è finito nelle mani di Alexandre Aja.
La storia è abbastanza semplice e viene svelata nei primissimi minuti: lui ama lei, lei ama lui, qualcuno ammazza lei, il mondo incolpa lui. E fino a qui tutto bene. Al povero Ignatius Perrish, interpretato da Daniel Radcliffe, non resterà che cercare il vero assassino. È a questo punto che Joe Hill si ricorda di essere figlio di Stephen King e lancia la bomba. Ig Perrish si sveglia con delle corna da diavolo che gli danno l’abilità di far mostrare le persone che lo circondano per ciò che sono veramente, facendo emergere tutto il male che può celarsi dietro gli abitanti di un paesino sperduto tra le montagne. No, non è Twin Peaks anche se l’ambientazione è simile. Interagendo quindi a giro con tutti i personaggi che lo circondano arriverà alla verità.
D’accordo, potrebbe sembrare figo, allora dov’è la fregatura? Il problema di questo film è la sua incapacità di scegliere cosa essere. Parte come fiaba per adulti per diventare un thriller psicologico, si trasforma in un film dell’assurdo tendente al grottesco e termina con scene splatter da b-movie anni ’70. Il risultato è un minestrone di generi che fa perdere incisività al film, soprattutto nella sua seconda metà con tanto di cazzatona finale condita da tonnellate di computer grafica.
Una buona idea realizzata male. Probabilmente per mancanza di coraggio da parte di Aja che, nel tentativo di fare un film adatto a un range più ampio di persone, realizza un film inconsistente che sembra quasi cambiare regista e sceneggiatore ogni venti minuti solo per coprire più generi possibile. Si salva Radcliffe, anche se si limita al suo senza riuscire a toccare i picchi di emotività raggiunti in Kill You Darlings, buona la prova di Juno Temple, divertenti alcune gag presenti nella “parte grottesca” del film. Per il resto, film evitabile.
Ingmar Bèrghem
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