AUTÓMATA ~ Ladri Di VHS

venerdì 24 ottobre 2014

AUTÓMATA

 

Regia: Gabe Ibáñez
Origine: USA/Spagna
Anno: 2014
Durata: 110'
Attori protagonisti: Antonio Banderas

Essere cresciuto tra Asimov, Kenshiro e Blade Runner mi ha reso particolarmente sensibile nei confronti degli scenari post apocalittici e delle storie con intelligenze artificiali che interagiscono con l’uomo, per questo motivo quando ho visto il trailer di Autómata non mi sono potuto tirare indietro più di tanto. Tra l’altro il mio subconscio era ormai convinto che Antonio Banderas avesse fatto per tutta la vita pubblicità della Mulino Bianco, quindi forse era meglio dargli la possibilità di tornare nella categoria “attori”.


Il perno della storia sono “i due protocolli”, una sorta di corrispondente delle “tre leggi della robotica” di Asimov:

Un robot non può danneggiare alcuna forma di vita. 
Un robot non può modificare sé stesso o altri robot.

Gli aficionados di queste tematiche non saranno sorpresi dal fatto che, ovviamente, uno dei protocolli verrà infranto (ricordate I, Robot vero?), nello specifico parliamo del secondo, quello che permetterebbe a uno di questi Autómata Pilgrim 7000 non soltanto di auto ripararsi ma anche di migliorarsi, di acquisire conoscenze e competenze, potenzialmente senza alcun limite.


In questo contesto si muove Jacq Vaucan, interpretato da un buon Banderas, un assicuratore della ROC. Se il tuo robot non funziona, Vaucan arriva a casa tua, fa una revisione al giocattolo e ti dice che tutto funziona e quindi la ROC non ti paga, semplice. Quando però assiste coi suoi occhi a una violazione del secondo protocollo inizierà a investigare andando alla ricerca di un fantomatico orologiaio, sicuramente colpevole dell’illegale quanto impossibile modifica al biokernel degli automi. A tutto ciò aggiungete il boss della ROC che lo vuole morto, una moglie incinta e un Autómata illegalmente modificato per essere utilizzato in un bordello abusivo. È la classica storia sul legame uomo-macchina, su quanto la società dipenda dalla tecnologia e sul fatto che Frankenstein lo abbiamo fatto nascere noi e quindi non dovremmo lamentarci.


Il film procede a ritmo lento ma costante. Non ci sono corse mozzafiato, se non in un paio di frammenti, o colpi di scena che spiazzano lo spettatore, si tratta più di una ricerca di immagini volte a far riflettere e in qualche caso a turbare. La trama a un certo punto sembra diventare un semplice pretesto per far interagire i personaggi: gli Autómata hanno una missione da compiere, non è neanche ben chiaro quale sia questa missione ma non bisogna far l’errore di vederlo con un punto di rottura nella trama. È la stessa Cleo, la robo-prostituta, a rispondere che “tanto non capiresti” a un malconcio Banderas in cerca di spiegazioni.


Non si tratta di un capolavoro ma non è sicuramente un film che merita le critiche di vuotezza che sta ricevendo un po’ da tutti. L’accostamento al film cult di Ridley Scott oltre a essere inutile risulta anche fuori luogo, si tratta infatti di pellicole che utilizzano strumenti diversi per arrivare a conclusioni simili ma non uguali. Autómata è un film minimale, sia nei dialoghi che nelle ambientazioni, ma non per questo scarno. Una critica può essere mossa ai personaggi secondari (terziari?), affidati a attori di poco spessore, ma Melanie Griffith e Robert Forster spiccano pur facendo poco. In generale si tratta di un buon film, su qualcosa magari di già visto ma ben presentato e che vale la pena vedere.





Ingmar Bèrghem

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