Regia: Shane Carruth
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 96'
Attori Principali: Shane Carruth, Amy Seimetz
Dopo essere rimasto affascinato dal precedente film di Shane Carruth, il sorprendete Primer, fatto con ben 7000 $ mi ritrovo con grosse aspettative. Con Upstream color ha speso la stessa cifra e ha creato un' altra piccola perla. Questo film è il degno proseguimento logico del precedente. Ci si ritrova sempre immersi in un tipo di racconto visivo astratto e senza tutte le risposte date dall'autore con una trama complessa e multisfaccettata che si presta a diverse chiavi di lettura.
Trama: la bella Kris, Amy Seimetz, viene drogata con una sostanza sintetizzata da un bruco e derubata di una grossa somma di denaro. L'incontro con Jeff , lo stesso Caruth davvero tuttofare, l'aiuterà a cercare di scoprire pezzi di verità. Il cinema di Caruth è fatto di pochi dialoghi, di sguardi, di paure ancestrali. Si è trasportati da un insieme di sensazioni che mettono quasi in secondo piano la narrazione della storia.
È un cinema che non da risposte ma aumenta le domande e i dubbi. Si viene trascinati nel mood del film in balia del regista, condotti in un vortice in cui i ricordi dei due protagonisti si mescolano senza più sapere chi dei due ne sia il proprietario. Si perde di vista la realtà dei fatti per entrare in un mondo più complesso fatto di paure recondite di non riuscire più a ritrovare sè stessi, le stesse degli interpreti. Di sicuro è una pellicola che non può lasciare indifferenti: la si ama o la si odia. Il tutto condito da una regia ottima e da una prova molto convincente degli attori. É il trionfo del cinema delle idee, nell'attesa di vedere al più presto un altro suo film.
Pablo Lombardi
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