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mercoledì 21 gennaio 2015

AMERICAN SNIPER


Regia: Clint Eastwood
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 132'
Attori protagonisti: Bradley Cooper, Sienna Miller

La pellicola è divisa in scaglioni: alcuni pro-arruolamento e altri pure. Solo che a un certo punto ci viene suggerito che, in caso tu tornassi a casa più scemo di quando eri partito c'è sempre la riabilitazione. Che consiste nell'alleviare la crisi d'astinenza da morte degli altri reduci. Sparando. All'inizio vediamo quindi sto parallelepipedo folgorato dallo spirito patriottico nel bel mezzo dei migliori anni della sua inutile vita. La preparazione coi SEAL che è da sbellicarsi dal ridere ( un ragazzino qualsiasi di una periferia qualsiasi a 'sti quattro rincoglioniti farebbe il culo, diciamolo). Poi la N O I O S I S S I MA guerra in cui non si capisce cosa fanno, perché lo fanno, come fanno a fare le cose che fanno e perché scoprono che “Oh, è arrivato il momento di fare sta cosa qua”. Le scene in cui Kyle spara sarebbero salvabili (anche se dai minuti iniziali ci si aspetterebbe molto di più)  ma per quale cazzo di motivo il colpo da maestro, quello su cui verte la vicenda (non si capisce perché ma mi fido) viene girato in un ralenti goffo, con un immotivato Bullet Time? Che però si limita a tracciare i primi due dei duemila metri del colpo. Proprio così, tanto per metterlo.


Parliamo del matrimonio. Un approccio al bar che manco OC e poi subito un immediato e immotivato amore. Per quanto lui non sia il solito Seal lei sa benissimo a cosa va incontro. Nonostante ciò “Ti tocco, ti vedo ma non sei qua con noi” è l'unica frase che gli sceneggiatori hanno messo in bocca alla moglie. Moglie dipinta come un'egoista, stupida, frustrata merda schifosa. Ci fosse una volta in cui si preoccupi per la salute mentale del marito!


E quando poverino inizia a sentire la mancanza della guerra? Ecco a voi un pathos e uno studio della psicologia umana degno di "Squadra speciale cobra 11" e "Il Commissario Rex". Questa fase è peggio della più brutta pubblicità progresso del governo. Non so come si potrebbe descrivere meglio (la scena del televisore spento! IHIHIHIHIH). Si potrebbe parlare poi dei bambolotti che le madri cullano, del fatto che la Miller riesca ad allattare unplugged, della CG di disarmante dozzinalità e del ripugnante finale, ma meglio non entrare nei particolari.


Ok, si capisce che da qualche parte ci sta la “critica alla guerra” ma la tesi che questo sia un film “contro la guerra” non può che essere sostenuta in modo maldestro. Due ore di prepotente cattivo gusto per arrivare al finale con (se tutto va bene) una sterile lacrimuccia. Una storia (quella dei traumi post-guerra di un uomo che ha ucciso duecentocinquanta persone) che dovrebbe far riflettere. Cattivo gusto perché s'è deciso invece che Kyle deve farci pena per forza. Ogni battuta sembra la prima cosa che a ogni essere privo di interesse verso i fatti della vita possa venire in mente. E Clint Eastwood  mentre il film veniva girato era da qualche altra parte. Ma questo è fin troppo ovvio.


Isaia Panduri

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